Prima in mano ai Benedettini, poi in mano ai Cistercensi e infine in mano ai canonici Lateranensi, l’ Abbazia di Santa Maria di Càlena o Kàlena a Peschici oggi purtroppo non è in mano a nessuno è uno dei tanti monumenti dimenticati e abbandonati.
Risalente al IX secolo, nella piccola Piana di Peschici, questo antico edificio religioso accoglieva, rinfrescava e si prendeva cura dei tanti pellegrini che sbarcano sulla costa garganica per andare alla grotta di San Michele. Il vescovo di Siponto nel 1023 la donò ai monaci benedettini dell’ abbazia delle Isole Tremiti, fornendo tutte le necessarie pertinenze: un orto, una vigna, terreni da coltivare.
Nel complesso, una chiesa di incommensurabile valore, e quella incompiuta permette di vedere alcuni dettagli preziosi. C’è anche una rappresentazione graffita della cosiddetta Gerusalemme del Paradiso: un quadrilatero che contiene altri due quadrati più piccoli come accade anche nell’ Abbazia di Santa Maria di Pulsano a Monte Sant’ Angelo.
Al di là delle ipotesi, è importante segnalare la presenza di questo simbolo nei luoghi di culto che costituiscono le varie tappe del cammino dei pellegrini verso Monte dell’Angelo, lungo tutto l’asse della Via Sacra Langobardorum
fino al punto di approdo in mare sul Gargano. In Puglia e in alcuni paesi nordici si tratta di una rappresentazione diffusa. Oggi i peschiciani nonostante i bollettini, le mobilitazioni e le manifestazioni, non riescono a strappare all’indifferenza e al degrado questo monumento di inestimabile valore.
L’Abbazia di Santa Maria di Calena a Peschici, un tempo tappa fondamentale per le fiumane di pellegrini diretti a Monte Sant’Angelo.